La malattia di Crohn è una malattia infiammatoria cronica intestinale ad eziologia sconosciuta. L' impiego di "farmaci biologici" il più precocemente possibile è in grado di arrestare la progressione della malattia di Crohn. Una vera rivoluzione dunque, per i numerosi pazienti (ogni anno in Italia vengono poste circa due mila nuove diagnosi) per lo più giovani, affetti da questa malattia grave e invalidante che compromette significativamente la qualità di vita. I "biologici" sono gli unici farmaci in grado di intervenire non solo sui sintomi, ma soprattutto sull' evoluzione della patologia. A conferma vi sono i recenti risultati dello studio SONIC (Study of Biologic and Immunomodulator Naive Patients in Crohn's) che è stato pubblicato sul prestigioso New England Journal of Medicine (Colombel JF et al. New Engl J Med 2010; 362: 1383-95). In sintesi dal SONIC emerge come l' uso precoce del farmaco "biologico" infliximab in monoterapia o in associazione con azatioprina, in pazienti di nuova diagnosi e subito dopo il fallimento della terapia steroidea, sia in grado di determinare la guarigione della mucosa e la remissione della malattia nel 70% dei casi. Si tratta di risultati davvero importanti con ricadute significative per il paziente: il nuovo approccio terapeutico migliora la qualità di vita, limitando il ricorso alle terapie steroidee e alla chirurgia.