Considerando che la sopravvivenza stimata èintorno al 50 – 60 %, 10 – 15 mila persone all’ anno muoiono per questa malattia. La terapia chirurgica, con intento radicale, rimane la terapia primaria e da sola risulta curativa in circa il 50 % dei casi. La sopravvivenza e’ ancora fortemente condizionata dallo stadio della malattia. Il CRC e’ infatti un tumore con elevata percentuale di guarigione quando ancora limitato alla parete del viscere, mentre diventa altamente letale, e la sua progressione neoplastica ancora poco controllabile dalle cure, quando supera i confini della parete e metastatizza i linfonodi.
La possibilità di guarigione dipende quindi essenzialmente da una diagnosi precoce. Da questo punto di vista, il CRC presenta alcune caratteristiche peculiari che sono da considerarsi favorenti per una diagnosi precoce.
Il CRC si sviluppa, nella maggior parte dei casi da lesioni precancerose macroscopicamente individuabili: i polipi adenomatosi.
In una percentuale piccola di casi (5 – 10%), soprattutto del colon destro, il carcinoma sembra non essere preceduto da lesioni polipoidi.
E’ una neoformazione benigna che può colpire il grosso intestino, ma anche altri tratti dell’apparato digerente. Distinguiamo 5 tipi di polipi colo-rettali , istologicamente diversi.
Tra tutti, il polipo adenomatoso, e’ quello che può trasformarsi in cancro e va quindi completamente asportato appena se ne fa la diagnosi. Un polipo può essere unico, ma spesso si trovano polipi multipli. Se sono più di cento si parla di poliposi diffusa. Questa può essere familiare, se adenomatosa, e associarsi eventualmente ad altre lesioni come, ad esempio, osteomi. Tutti i consanguinei del paziente dovrebbero essere esaminati in quanto potrebbero essere affetti dalla poliposi diffusa senza accusare alcun sintomo. In questi casi e’ indicato l’ intervento chirurgico.
Nel caso in cui un paziente presenti una perdita di sangue dall’ ano deve rivolgersi al medico, o di base o al proctologo, il quale eseguirà una esplorazione rettale. Talvolta questo semplice esame, indolore e di rapida esecuzione può permettere la diagnosi. Si potrà, altresì, effettuare una retto o colonscopia o un clisma opaco a doppio contrasto per meglio precisare la diagnosi. Alcune volte tali indagini si effettuano per screening o per altri motivi. Se vi e’ un polipo questo va interamente asportato mentre si esegue la retto – colonscopia. Se e’ un polipo adenomatoso andrà accuratamente valutato. L’ esame istologico consentirà l’ esatta diagnosi.
L’ istologia potrebbe rilevare una displasia ovvero la presenza di cellule simil o francamente tumorali (displasia lieve, media, severa). Displasia severa, detta anche “carcinoma in situ” , significa che queste cellule maligne, non superando la “ muscolaris mucosae (uno strato della parete intestinale) possono essere asportate, nel contesto del polipo, per via endoscopica. Tale atto e’ da considerarsi curativo in modo definitivo. Il paziente dovrà solo sottoporsi a controlli endoscopici ogni 1 – 2 o 3 anni. Se invece le cellule maligne avranno oltrepassato il limite suddetto, allora si parlerà di carcinoma in adenoma.
In tal caso si deciderà di asportare per via endoscopica o chirurgica con eventuali terapie adiuvanti in base a diversi parametri (grado di malignità, base del polipo asportato e suo asse vascolare infiltrato o meno da cellule neoplastiche, età, presenza di altre malattie).